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Evocando le febbri e la memoria collettiva, in questo romanzo che tocca il reportage e la poesia in una forma scritta del tutto nuova, Alexandre Bergamini mette a confronto l'intimo e il clinico, la storia personale con la Storia, per fare una radiografia dei primi trent'anni di AIDS, incrociando la propria vita e una ricostruzione del delirio di morte e di devastazione che ha colpito gli esseri umani considerati colpevoli di essersi ammalati: le politiche sanitarie e di comunicazione dello Stato francese, del Vaticano, dell'OMS e di molte altre istituzioni, lo sfruttamento del virus da parte delle case farmaceutiche, le viltà e le colpe, con precise e documentate accuse. E attraverso se stesso e il suo percorso, Bergamini racconta la Francia, l'Italia fascista e omofoba, il turismo sessuale, il mondo della violenza e della prostituzione, e aprendo le porte della propria esperienza, narra con una sincera e finora inedita verità il mondo omosessuale, l'esplorazione del sesso, il perdersi nella promiscuità e nella violenza. E su tutto, l'AIDS: persone incontrate, amate, abbandonate, morte durante l'ecatombe, o che sono sopravvissute, come l'autore, come chi è ancora vivo. "Sangue dannato" è un tentativo di usare ogni arma possibile contro un nemico invisibile e contro la stupidità, una battaglia combattuta con l'unico aiuto di una lingua esangue, spogliata di tutto, è la conclusione di un ciclo infernale, la sua fine.